Parodontite: le cause

Quella che un tempo si chiamava piorrea o gengivite espulsiva e che oggi viene definita parodontite è una delle malattie più diffuse al mondo
Ne soffre, infatti, in varie forme, il 47% della popolazione sopra i 35 anni. Talvolta si manifesta in maniera lieve, mentre altre volte causa sintomi marcati e fastidiosi. In tutti i casi, comunque, non va trascurata. Infatti, se non trattata in modo adeguato, non solo mette a rischio la salute della bocca, ma può avere conseguenze su tutto l’organismo.



Ma che cosa si intende per parodontite?
Si tratta di una infezione della bocca che, se non diagnosticata e affrontata correttamente può portare alla perdita dei denti.
La maggior parte delle persone crede che i denti cadano a causa dell’invecchiamento. In realtà non è affatto così. La colpa molto spesso è proprio della parodontite. Inizialmente la malattia riguarda solo la gengiva, ma con il tempo, nelle persone predisposte, si estende alle altre strutture del parondoto, arrivando fino all’osso in cui alloggiano i denti. 
All’origine della parodontite c’è sempre una cattiva igiene orale. Se i denti non vengono puliti nel modo corretto, infatti, accumulano placca batterica, una biopellicola molle e appiccicosa di colore bianco-giallastro, formata da residui alimentari e da batteri molto attaccati fra loro e alle superfici dentali.  Se la placca non viene eliminata costantemente calcifica e diventa tartaro, un materiale molto duro che non si riesce a rimuovere con il semplice spazzolamento. Il tartaro crea sui denti una superficie ruvida e rugosa sulla quale si continua a stratificare, con grande facilità, altro sporco.
L’accumulo di placca e tartaro, però, non è sufficiente perché subentri la parodontite. Solo nelle persone predisposte, infatti, lo sviluppo dei batteri che la provocano porta all’infezione del parodonto. I più vulnerabili sono  quelli con una tendenza famigliare all’iperinfiammazione, quindi  con altri parenti che soffrono di parodontite.
Sono considerati a rischio anche gli individui che presentano malattie acquisite, in primis il diabete, e che usano per lungo tempo farmaci che possono agire negativamente sulla salute della bocca. Ci sono poi alcuni elementi che giocano un ruolo negativo, come il fumo che ostacola anche la  guarigione, e lo stress, che rende più vulnerabili aggressione da parte dei microorganismi patogeni e che può causare l’indebolimento delle strutture di sostegno dei denti. Infine, a favorire la malattia, possono essere gli squilibri ormonali (come quelli tipici della gravidanza e della menopausa) che contribuiscono a destabilizzare l’assetto generale dell’organismo.

Pulisci lingua contro l'alitosi

C’è un semplice modo che aiuta a non aver il fiato pesante, specie dopo aver mangiato aglio, cipolla o una bistecca (perché pare anche che la carne sia tra i responsabili dell’alitosi). 
Quando hai finito di lavarti i denti usa lo stesso spazzolino (a setole morbide) o meglio ancora l’apposito pulisci-lingua.


Lo trovi in farmacia, parafarmacia e in alcuni supermercati (costa sui 5 euro): non ha setole,  ma lamine morbide inclinate per seguire la conformazione della lingua. Devi posizionarlo in bocca il più indietro possibile e farlo scivolare in avanti: in genera una sola applicazione è in grado di eliminare i batteri. La placca batterica responsabile della maggior parte dei tipi di alitosi si forma  sulla superficie della lingua, specie nella parte iniziale, quella più indietro, verso la gola. Per questo può essere utile il pulisci-lingua. 
Ma per evitare  il cattivo odore, è necessario anche usare il dentifricio, spazzolino e filo interdentale per eliminare i residui di cibo. E andare almeno una volta all’anno dell’odontoiatra per la seduta di igiene professionale. 
E il colluttorio? Anche gli sciacqui funzionano se però sono accompagnati da gargarismi per servono per pulire anche la parte iniziale della lingua. Per i casi d’emergenza pul essere utile tenere in tasca un pacchetto di chewing gum. I migliori contro l’alito cattivo sono a base di sostanze aromatiche, Sali di zinco, estratti al tè verde.

Gli apparecchi ortodontici

Gli apparecchi ortodontici riposizionano i denti in modo da migliorare l’estetica , ma anche risolvere problemi o masticazione. Sono adatti sia ai giovani che agli adulti.
Gli apparecchi si dividono in due grandi categorie: i mobili e i fissi. Tra gli apparecchi mobili, che vanno utilizzati in ogni caso durante tutto il giorno e la notte, ma si possono levare per mangiare, secondo le necessità e le indicazioni del dentista, troviamo anche quelli di ultima generazione, i cosiddetti allineatori invisibili, o “bite”. Nella categoria degli apparecchi fissi, dobbiamo distinguere tra vestibolari  (esterni), cioè quelli in cui si vede la piastrina (in gergo tecnico “bracket”) posizionata sul dente, e quelli linguali (interni), nei quali le piastrine sono posizionate dietro al dente, nascoste allo sguardo. 
La scelta dipende dal problema da risolvere: gli apparecchi mobili si usano di solito se si ha l’esigenza di indurre un allargamento e un’azione scheletrica o funzionale dell’osso mascellare o della mandibola, mentre quelli fissi agiscono più direttamente sulla posizione di ogni dente.
Ma la decisione può indicare anche l’esperienza dell’ortodontista: gli apparecchi mobili sono in generale utilizzati da chi ha meno esperienza sul campo;  i più esperti sono in grado di occuparsi sia di apparecchi mobili che fissi, e in particolare di quelli linguali, che richiedono una gestione più complicata.

Non ci sono limiti d’età per l’applicazione degli apparecchi. Le condizioni di base sono la presenza di denti e la collaborazione del paziente, per cui si può iniziare il trattamento già ai 7-8 anni, ma si può intervenire anche da adulti. Ormai gli apparecchi moderni sono molto efficaci anche per gli adulti: si avranno risultati più limitati per quanto riguarda la crescita dei mascellari rispetto ai bambini, mentre gli spostamenti dentali si possono ottenere senza difficoltà legate all’età e senza grosse differenze nella tempistica. L’unica cosa che può influire negativamente è lo stato di salute dei denti: se un dente è malato, conviene non spostarlo.


Igiene
Due sono le precauzioni fondamentali da prendere una volta che si indossa l’apparecchio. Per prima cosa attenersi alle regole di una scrupolosa igiene orale per prevenire calcificazioni intorno alle componenti degli apparecchi sui denti. Se si seguono una buona igiene orale e i consigli del dentista, non ci sarà una maggiore predisposizione alla carie. Nel caso di apparecchio fisso, i movimenti di pulizia sono gli stessi consigliati per tutti, a cui ne vanno aggiunti però altri: con l’aiuto di uno spazzolino monociuffo si pulisce nelle zone in cui non può arrivare quello normale, cioè tra un dente e l’altro e sotto il filo che collega le piastrine.
Conviene poi portarsi sempre dietro lo spazzolino quando si è fuori casa e spazzolare bene i denti, eventualmente anche senza acqua e dentifricio se non li abbiamo a disposizione, subito dopo aver mangiato. 
Nel caso di apparecchio mobile il lavaggio è più semplice perché basta toglierlo e lavarsi i denti normalmente, ricordandosi però di pulire accuratamente anche l’apparecchio che va spazzolato esattamente come facciamo per i nostri denti,  quindi sopra, sotto e nelle fessure.
La seconda precauzione è di evitare di mordere  e affondare i denti in cibi particolarmente duri che possono danneggiare le piastrine.


Adattarsi alla convivenza
Qualche piccolo fastidio è del tutto normale, nei primi tempi. In particolare, l’apparecchio mobile ha un ingombro maggiore sul palato e può dare inizialmente qualche interferenza con il linguaggio. I bite invece sono molto sottili e più leggeri, e quasi non si sentono. Stessa cosa per il fisso vestibolare, mentre il fisso linguale può infastidire all’inizio per la presenza delle placche interne, ma poi ci si abitua.



Costi e durata
Si passa da un minimo di 1.000 euro per una terapia di breve durata con apparecchio rimovibile fino a costi molto più alti, che possono arrivare fino a 8.000 euro per una terapia più lunga e complessa. Il trattamento può durare da un anno (talvolta meno) fino a tre, e prevede controlli periodici ogni sei mesi circa. In generale, si riesce sempre a ottenere il risultato che ci si è prefissato. L’apparecchio risulta inefficace solo se il paziente non collabora e non segue le indicazioni del dentista.

Faccette in ceramica e sbiancamento dei denti

La ceramica viene utilizzata in odontoiatria anche per le “faccette dentali” per correggere problemi dei denti e rendere il sorriso splendente e naturale.
Una volta valutato il problema (per esempio uno smalto particolarmente macchiato) e considerata come soluzione l’applicazione delle faccette , il dentista prenderà l’impronta dentale anteriore e le realizzerà in laboratorio. Per poterle applicare deve fresare i denti, come se fossero delle comuni capsule.
Le faccette sono definitive, cioè non si potrà più fare a meno della loro applicazione,  proprio perché i denti limati non possono rimanere scoperti. Sono però sostituibili, per esempio, in caso di rottura, anche se normalmente durano una decina di anni, ma non è possibile farne a meno una volta sottoposti all’applicazione.


Se le faccette vengono adottate solo per un problema di colore dello smalto, ormai ingiallito, ma senza particolari macchie, è meglio prima prendere in considerazione lo sbiancamento dentale: questa soluzione è decisamente più economica e ha il grande vantaggio di non intaccare i denti (è un consiglio che può sembrare ovvio, ma può capitare dio imbattersi in un dentista poco scrupoloso che invece di adottare la scelta più conveniente per il paziente suggerisce quella più conveniente per sé).


Sbiancamento

Per lo sbiancamento dei denti sono sconsigliabili i kit venduti nei supermercati o in farmacia, perché non essendo personalizzati e non seguendo quindi perfettamente i la linea dei denti, possono provocare delle irritazioni gengivali. Meglio rivolgersi ad un buono studio odontoiatrico (anche se ciò significa spendere di più ma è una di quelle cose nelle quali fare economia non conviene). 
Una visita del dentista permetterà di valutare la salute della bocca, verificare che non vi siano infezioni o carie. Prima del trattamento saranno applicate delle membrane protettive sulle gengive e sui denti, poi verrà usata una soluzione di perossido di idrogeno, auto attivo e foto attivo, che dovrà essere tenuta in azione per un’ora sotto i raggi di lampade apposite per accelerare il processo di penetrazione del perossido nelle molecole dello smalto. Potrebbe essere necessaria una seconda seduta in caso di smalto particolarmente macchiato.

Apparecchi dentali: le nuove tecniche

L’apparecchio ai denti è sempre più diffuso e adottato anche dagli adulti per correggere i difetti dei denti, ma l’ortodonzia ha fatto grandi progressi e le nuove tecniche odontoiatriche mirano non solo a risolvere il problema puramente medico, ma anche quello estetico. I nuovi materiali usati fanno sì che la bocca risulti il più naturale possibile, senza più quelle brutte impalcature di metallo che guastavano completamente l’armonia del sorriso. 

Che si parli quindi di corone o di apparecchi per i denti, la parola d’ordine è “invisibilità”.

Vediamo quindi quali sono i rimedi tecnici che la ricerca ha escogitato per risolvere i vari problemi della bocca.  Il primo obiettivo è nascondere l’apparecchio, finora antiestetico e inamovibile per molti e molti mesi. Questo “apparato”, che finora veniva posto sulla parte anteriore del dente, è stato spostato nella parte posteriore, verso il palato, in modo che non sia visibile.

L’apparecchio linguale (così è chiamato per via della posizione verso la lingua e non verso l’esterno), rispetto al classico apparecchio, finora non cambia di molto, l’unica differenza, importante, è nel posizionamento delle placche e dei fili di trazione. Proprio questo fattore, la posizione verso l’interno della bocca, lo rende però più difficile da applicare e rende più complicata anche l’igiene orale che si dovrebbe seguire, in particolare quella specifica per l’apparecchio, che ha i suoi appositi spazzolini per far sì che non rimanga alcun residuo di cibo incastrato tra una placca e l’altra (essendo queste posizionate all’interno, infatti, è più difficile che lo spazzolino arrivi a pulirle perfettamente).
Inoltre è riscontabile un difetto di pronuncia per i primi giorni, che scomparirà gradatamente nell’arco di un mese al massimo. 
Essendo l’apparecchio posto dalla parte della lingua, questa può indolenzirsi, come avviene per la parte interiore delle labbra con gli apparecchi classici. Anche in questo caso il tutto si risolve in pochi giorni; degli sciacqui in acqua e sale nella prima settimana dovrebbero alleviare il problema.

La soluzione alternativa è quella di mettere l’apparecchio in modo tradizionale, nella parte anteriore, ma mimetizzandolo. Questa soluzione prevede che vengano utilizzate delle placchette in ceramica e dei fili trasparenti. Le placche in ceramica, infatti, si mimetizzano perfettamente con il colore dei denti.
In caso di smalto macchiato o ingiallito, si può prevedere un trattamento di sbiancamento dei denti prima dell’applicazione dell’apparecchio, in questo modo la differenza tra le placche e il colore dei denti non sarà invisibile.
La ceramica, essendo totalmente biocompatibile, è il materiale usato anche per otturazioni o corone, in sostituzione dei vecchi metalli usati in passato, che erano evidenti appena si apriva un po’ la bocca, con forte effetto antiestetico.


L’allineatore, o apparecchio invisibile, l’ultima novità
Si chiama “Invisaling” (allineatore invisibile) e si tratta di un particolare apparecchio fatto di plastica termo stampata che allinea i denti proprio come un normale apparecchio ortodontico grazie alla sua forza elastica. Al contrario dei normali apparecchi, non ci sono placche di supporto. E’ una mascherina trasparente perfettamente modulata sul morso.

Prima di applicarla viene fatta una scansione dell’impronta dentale. Secondo il modello digitale tridimensionale verrà creato, tramite un procedimento particolare, il modello di resina dell’arcata (o di entrambe),  uno per ogni stadio progressivo dei movimenti dentali.
Questi modelli faranno da base alla mascherine di plastica trasparente che saranno da sostituire ogni due settimane per un periodo variabile da 6 a 15 mesi, con visite intermedie per valutare lo stato di allineamento dei denti. 
In caso di problematiche più serie sarà necessario prolungare il tempo di utilizzo delle mascherine.


L’apparecchio invisibile è rimovibile, andrà quindi tolto per mangiare o per la normale igiene orale. 
Bisogna specificare che il costo di Invisaling è decisamente superiore al costo di un normale apparecchio; il suo prezzo è di circa 2.500/3.000 euro ad arcata. La spesa è giustificabile solo se l’aspetto estetico è una priorità, come per chi ha bisogno di correggere un disallineamento dentale da adulto, quando la necessità della vita sociale o lavorativa danno all’aspetto fisico una maggiore importanza di quando si è ancora bambini,

Dentifrici sbiancanti

Come funzionano i tanti dentifrici sbiancanti venduti in farmacia o al supermercato?
Alcuni hanno un’efficacia meccanica e, attraverso agenti chimici come silice, solfati e perliti, determinano un’azione abrasiva calibrata, una sorta di scrub che elimina i residui alimentari e quelle macchie che conferiscono ai denti una colorazione giallastra.
Altri invece, sono caratterizzati da un’efficacia chimica perché composti da sostanze che sciolgono alcune macchie, come gli estratti di licheni.
Quasi tutti i dentifrici sbiancanti contengono anche fluoro, che serve a rafforzare lo smalto e a proteggerlo dagli attacchi degli acidi prodotti dagli enzimi batterici presenti nella bocca che potrebbero contribuire a un sorriso poco brillante.
Attenzione però: il dentifricio sbiancante non va usato sempre, solo come trattamento periodico che serve a mantenere l’effetto degli eventuali  trattamenti sbiancanti.


Attenzione all’acqua ossigenata per sbiancare
Fino all’anno scorso si potevano vendere prodotti sbiancanti con concentrazioni anche molto alte di perossido di idrogeno (acqua ossigenata).

Ora fortunatamente anche l’Italia ne ha vietato il commercio, recependo una direttiva europea: per il fai-da-te la concentrazione massima non può superare lo 0,1%, gli sbiancanti con quantità di perossido di idrogeno tra lo a,1 e il 6% richiedono un esame clinico e il trattamento iniziale da parte di un dentista. Serva da monito a chi usa la comune acqua ossigenata venduta al supermercato per uno sbiancamento casalingo. Può causare infiammazioni alle gengive e altre irritazioni ai tessuti molli della bocca.
Le buone abitudini sono il primo sistema per mantenere denti bianchi. Spazzolino e dentifricio con regolarità e seduta di igiene orale ogni anno: questa è la base.


Buone abitudini
Ci sono poi alcune sostanze che più di altre intaccano il candore, come caffè e sigaretta. Idem per il vino. Può macchiare i denti più quello bianco (che ha un pH particolarmente acido) che il rosso. Ma un ricerca condotta in Germania presso l’Università Johannes Gutenberg di Magonza ha messo in luce che esiste un piccolo trucco per ovviare il problema (perfetto durante l’aperitivo): mangiare un pezzetto di formaggio mentre si beve.

Mal di denti: rimedi naturali

Il mal di denti è il sintomo di varie malattie quali carie, ascessi, infiammazioni della polpa e della radice del dente, piorrea e gengiviti. Il dolore può essere localizzato o diffuso su tutto il volto, intenso, pulsante e spesso insopportabile. Alcune volte, è leggero e si intensifica consumando cibi e bevande calde o fredde o a causa della masticazione.
In questi casi la medicina naturale può aiutare grazie a rimedi che riducono il dolore per i loro effetti antinfiammatorio, disinfettante e, talvolta, leggermente antibiotico.


Per lenire il dolore
Il bosso (Buxus sempervirens) già noto per le sue proprietà sin dal XII secolo: preparato sotto forma di macerato glicerico al dosaggio di 30 gocce diluite in mezzo bicchiere d’acqua, permette di ridurre il dolore grazie alla sua azione antinfiammatoria. Va preso alla mattina e alla sera per 4-5 giorni. 
Utili sono anche gli sciacqui della bocca fatti con 30 gocce di tintura madre di calendula (Calendula officinalis), sciolte in un bicchiere di acqua tiepida, da ripetersi ogni 2-3 ore per 4-5 giorni, sfruttando le qualità antidolorifiche e disinfettanti di questo fiore. A questo rimedio, si possono aggiungere 30 gocce di tintura madre di echinacea (Echinacea Angustifolia) che ha notevoli proprietà antibiotiche.


Per ridurre la tensione
Ai rimedi citati, che agiscono sul dolore e sull’infiammazione, si può abbinare il macerato glicerico di tiglio (Tilla tomentosa) che, grazie alle sue proprietà sedative, è utile per ridurre la tensione nervosa che accompagna e può amplificare il mal di denti. All’effetto sedativo si lega quello ansiolitico, utile in caso di ansia legata alla “paura” del dentista, che spesso fa ritardare l’intervento dello specialista. In entrambi i casi, il dosaggio è di 30 gocce tra volte al giorno per 2-3 giorni.
Questo rimedio è indicato anche per i bambini, riducendo il dosaggio in base all’età.



Un pronto intervento
E’ d’aiuto anche mettere 1-2 gocce di tintura madre di piantaggine (Plantago mahor) che riduce l’infiammazione, direttamente sul dente dolorante, ripetendo l’applicazione 3-4 volte nella giornata per 2-3 giorni. Questa pianta è molto comune nei prati e lungo i sentieri di campagna; tradizionalmente le sue radici grattate venivano usate come impacco sulla guancia per alleviare il mal di denti. Inoltre, è utile mettere a contatto del dente un batuffolo di cotone sul quale sono state versate 1-2 gocce di olio essenziale di chiodi di garofano (Caryophilli aetheroleum), due volte al giorno per 2-3 giorni. Oltre che disinfettante, questo olio allevia, anche se solo temporaneamente, il dolore. 
In assenza dell’olio, è anche possibile mettere sul dente dolente un chiodo di garofano.

Mese della prevenzione dentale

Approfittiamone e facciamo un regalo ai nostri denti. Fino alla fine di ottobre puoi approfittare del 33° mese della prevenzione dentale. Offerta da i dentisti Andi in collaborazione con Mentadent, ti permette di sottoporti ad un accurato controllo gratuito. Informazioni e dentisti aderenti su mentadent.it

Inoltre puoi usufruire anche dell’iniziativa di Oral-B, AZ e Kukiden “Tutti in piazza sorridenti”: gli specialisti dell’Associazione igienisti dentali italiani saranno presenti in 19 piazze per informazioni sulla prevenzione. Inoltre è disponibile il numero verde 800116331 per ricevere consiglia da un esperto. Info: aiditalia.it

A novembre, infine, c’è la 7ª edizione del  Mese della prevenzione del bruxismo (l’abitudine di stringere o digrignarei denti). Puoi usufruire di una visita odontoiatrica gratuita, presso uno degli oltre 5.000 studi selezionati. In più, se soffri di questo disturbo e utilizzi già un bite, puoi acquistarne uno nuovo della linea DrBrux con 20 euro di sconto. Info: drbrux.com

Novità
Gli specialisti della Yale University (USA) stanno studiando una sostanza, Keep32, che dovrebbe debellare in un minuto lo Strptococcus mutans, il batterio cariogeno.  Ma in attesa di un rimedio anticarie definitivo, è bene curare l’igiene orale il più possibile!

Pulizia dei denti: tecnica di Bass

Come ci hanno insegnato fin da bambini, i denti vanno lavati dopo ogni pasto. Ma siamo sicuri di farlo nel modo corretto?

Si chiama “tecnica di Bass modificata”: i denti vanno spazzolati con un movimento rotatorio, non circolare, verticale dalla gengiva al dente (mai al contrario), sia sulle superfici esterne che su quelle interne (spesso si dimenticano) e con un movimento orizzontare sulle superfici masticatorie.
Il tempo minimo necessario per l’igiene orale dovrebbe essere di almeno 2 minuti. Ricordate inoltre di sciacquare bene lo spazzolino dopo l’uso, per eliminare eventuali batteri.
E’ utile anche la pulizia della lingua, perché nelle sue pliche si annidano batterici che possono essere causa di alitosi. Per farlo, basta il normale spazzolino, oppure, ancora meglio, un pulisci-lingua.
Può capitare di mangiare fuori casa e non avere dietro lo spazzolino (buona regola è comunque portare sempre con sé un piccolo kit da viaggio): sarà utile sciacquare abbondantemente la bocca con acqua, ma soprattutto evitare di concludere il pasto con un dolce; meglio elementi fibrosi come verdure crude o una mela, che aiutano a pulire i denti.


Spazzolini
Se avete uno spazzolino manuale, assicuratevi che abbia un manico anatomico e comodo da impugnare, una testina di 2,5-3 cm di lunghezza e 0,5-1 cm di larghezza e setole di durezza media con la punta arrotondata. La disposizione mista delle setole è più una trovata commerciale che funzionale: lo spazzolino classico è perfetto.
Lo spazzolino va cambiato ogni 3 mesi al massimo, o comunque quando mostra evidenti segni di usura.

Lo spazzolino elettrico può essere più efficace nella rimozione della placca, ma solo per chi non riesce ad eseguire bene la tecnica di Bass, che resta sempre il metodo migliore. In caso di gengive sensibili, poi, è meglio usarlo con cautela. Sceglietene uno con testina rotonda, soffermandovi sulla pulizia di ciascun dente per qualche secondo.


Filo, scovolino e collutori
Il filo interdentale va usato quotidianamente almeno una volta, preferibilmente di sera. Quello cerato è più semplice da usare perché facilita il passaggio nel punto di contatto tra i denti, quindi può essere utile soprattutto per chi ha contatti interdentali serrati, ma in realtà il non cerato è altrettanto efficace.
Interessante il tipo espandibili, che con l’uso si espande come un spugna e aumenta così notevolmente l’efficacia pulente del fino. Allo stesso scopo sono utili gli scovolini.

Attenzione ai collutori. Quelli generici hanno scarsa utilità, meglio usare quelli specifici, ma per breve tempo, e solo in caso di necessità su prescrizione dell’odontoiatra, in quanto possono causare irritazioni e ipersensibilità soprattutto se contengono alcol. 
Collutorio naturale fai da te
Un collutorio del tutto naturale e utile per rinfrescare l’alito e aiutare a tenere lontano i batteri che causano placca e  stomatiti è quello che si ottiene aggiungendo un cucchiaio di foglie secche di salvia a un litro d’acqua bollente, facendo riposare per 10 minuti e poi filtrando l’influsso. Si utilizza, una volta freddo, per sciacqui quotidiani.



Non dimenticate infine che ogni sei mesi circa è bene sottoporsi a una seduta di pulizia professionale dei denti.

Consigli per la salute dei denti

Secondo una ricerca solo il 39% dedica adeguata attenzione a igiene e cura dei denti, e appena il 36% fa visite di controllo periodiche dal dentista. Situazione ancora più critica per la parodontite, infezione che colpisce oltre il 60% della popolazione. Ma l’aspetto più grave è che quasi il 40% degli italiani crede ancora che la parodontite sia una malattia non curabile. Può invece essere evitata con i controlli periodici dal dentista. Esiste anche un test di autovalutazione della parodontite su parodontite.it/cura-piorrea/test-parodontite.

Alcuni chiarimenti riguardanti l’igiene orale
Sbiancamento
Esistono vari dentifrici sbiancanti sul mercato. Ma un intervento di sbiancamento dei denti più duraturo e calibrato sulle singole esigenze si fa dal dentista con prodotti ad alta concentrazione di acqua ossigenata, anche detta perossido d’idrogeno. Questo può provocare un aumento della sensibilità  dei denti, possibili danni alle otturazioni, irritazioni. 
Per questo sono stati regolamentati i prodotti di autosbiancamento. Si è stabilito che a casa non is possono usare prodotti con concentrazioni sopra il 6% di perossido.



Spazzolino elettrico
L’elettrico è migliore dello spazzolino manuale? La risposta è sì, ma deve avere il manico ergonomico per indirizzare le testine rotanti, e queste devono essere preferibilmente tonde. In caso di usura dei denti la parola passa al dentista e all’igienista, che devono sensibilizzare il paziente sull’uso del fluoro e sua una corretta alimentazione. L’uso di paste dentifrice fluorate riduce le nuove carie di un terzo. Fondamentale resta la prevenzione a casa del paziente e alcune associazioni di dentisti (Aio) stanno formando i propri iscritti sulla sensibilizzazione circa questi temi.

La sigillatura dei denti

I bambini si sa, amano i dolci. Li consumano in diversi momenti della giornata e, non sono ancora esperti nella corretta igiene orale corrono il rischio di andare incontro alla carie. Oggi, l’odontoiatria, mette a disposizione una difesa in più. 
Si tratta della sigillatura, un sistema che consiste nell’applicazione di una sostanza speciale sui molari posteriori, per renderli più robusti.
Solitamente la sigillatura si fa solo sui molari permanenti, che generalmente spuntano verso i 6 anni di età.
Questo perché i molari, per la loro posizione, sono i più esposti alla carie in quanto più difficili da tenere puliti. Inoltre hanno una superficie caratterizzata da un susseguirsi di solchi e avvallamenti in cui la placca tende ad accumularsi, dando origine al meccanismo di disgregazione dello smalto che porta alla sua distruzione.

L’applicazione della resina è un sistema veloce e poco invasivo che richiede circa 20 minuti. Non è assolutamente né dolorosa né fastidiosa. Può essere quindi un modo piacevole per avvicinare il bambino al dentista, aiutandolo a prendere confidenza con le cure odontoiatriche.
La resina viene applicata accuratamente con una sorta di pennellino, nei solchi dei molari superiori e dei molari inferiori.
Alcuni tipi di resine sono auto indurenti ossia solidificano spontaneamente nel giro di qualche istante, per altre è necessaria l’applicazione sulla zona di una luce blu. In ogni caso per ogni tipo di resina si verifica una sorta di adesione chimica e micromeccanica: i materiali, in altre parole, si integrano con la struttura del dente.

Una sigillatura ben fatta ha una durata anche di 10 anni. Le sigillature vanno controllate e, se si staccano, vanno effettuate nuovamente. Prima di effettuare una sigillatura bisogna accertarsi che i denti siano sani e non siano già stati intaccati dalla carie.


Con l’impegnativa del pediatra è possibile fare la sigillatura gratuitamente se si cerca uno studio dentistico convenzionato con la mutua.

Alitosi: tipologie, cause e rimedi

L’alitosi è un problema che affligge dal 40 al 50% della popolazione. Soffrire di alito cattivo crea disagi in famiglia, sul lavoro e in generale nelle relazioni con gli altri.
Bisogna innanzitutto distinguere due diverse tipologie di alitosi: quella parafisiologica e quella patologica. Nel primo caso si tratta di un fenomeno transitorio che può manifestarsi in alcuni momenti della giornata e ha una durata limitata nel tempo.

Cibi
Diversi fattori possono provocare l’alitosi parafisiologica, ma generalmente, è colpa della dieta. Aglio, cipolla, alcune spezie, alcol, cibi pesanti da digerire o troppo proteici sono i principali responsabili dell’alito cattivo, perché favoriscono la proliferazione di batteri cattivi nella bocca. 
Per contro ci sono alcuni cibi che contrastano l’alitosi come i mirtilli rossi, il sedano, lo yogurt e la frutta fresca. Aiutano a rimuovere le piccole particelle di cibo rimaste in bocca evitando così che i batteri si attacchino ai denti.

Farmaci
Un’altra causa di alitosi parafisiologica è l’assunzione di determinati farmaci , come gli ansiolitici, i sedativi, antidiarroici e gli antinfiammatori. Questi medicinali provocano secchezza delle fauci, che a sua volta causa infezioni da batteri, problemi al cavo orale e conseguente alitosi.
Masticare foglie di prezzemolo o di menta oppure fare impacchi con foglie di salvia strofinandole sulle gengive e sui denti può essere d’aiuto. Una volta terminata la cura farmacologica, l’alitosi si risolverà in breve tempo.

Altri motivi
Altri motivi che possono scatenare l’alitosi parafisiologica sono parlare per molte ore di seguito o un digiuno prolungato. Ma può capitare anche appena svegli soprattutto se si è raffreddati perché si tende a respirare con la bocca, facendo così diminuire la salivazione.
La saliva, infatti, serve da detergente naturale, mentre la sua mancanza modifica l’equilibrio della bocca facendo aumentare il pH e dando via libera all’alito cattivo.
Importante è bere tante acqua durante la giornata. Una corretta idratazione promuove la secrezione di saliva che ha un effetto protettivo nei confronti dei batteri nocivi e mantiene pulita la bocca. I benefici sull’alito (oltre che per l’organismo in generale) si vedono bevendo otto-dieci bicchieri al giorno che corrispondo a circa un litro e mezzo o due.

Alitosi patologica
Si tratta di un disturbo che per il 90% dei casi è dovuto alla formazione di placca batterica, gengiviti, carie, parodontiti, tutti disturbi favoriti da una scorretta igiene orale.
Il cattivo odore è provocato principalmente dai composti sulfurei volatili che vengono liberati attraverso una reazione chimica provocata dall’interazione fra i residui di cibo e la presenza di batteri in bocca.
In particolare trovano terreno fertile nelle tasche gengivali, nelle fessure dei denti e nella parte posteriore della lingua, più ruvida perché ricca di papille e difficile da detergere. 
Per capire se si soffre di alitosi patologica è sufficiente recarsi dal dentista.


Alitometro
Da qualche anno è disponibile anche un test per verificare la presenza di alitosi. Si tratta dell’alitometro (halimeter), uno strumento formato da una cannuccia entro cui si deve soffiare e da un macchinario in grado di quantificare i composti sulfurei volatili presenti nella bocca, nel naso e nei polmoni.
La misura limite è 75 ppb(parti per bilione), superata la quale si iniz8ia ad avvertire un odore sgradevole.
Prima di sottoporsi a questo esame bisogna però attenersi a regole precise, come quella di non utilizzare collutori e di non mangiare nulla a partire da sei ore prima.


Sono ancora molti, però, gli studi odontoiatrici che si avvalgono della prova organolettica. Consiste nell’odorare l’alito del soggetto da una distanza ravvicinata di un palmo, di un metro e di tre metri. A seconda di dove viene percepito l’odore, si classifica l’alitosi come leggera, moderata o gra

Denti bianchi e lucidi: rimedi naturali

Macchie e smallo giallo o ingrigito rovinano denti e sorriso. Prima di affidarsi alle cure di un dentista, sicuramente valide ma costose, perché non provare a smacchiare i denti a casa propria ? 
Ecco i rimedi tutti naturali adatti a recuperare il bianco dei denti ed un sorriso smagliante.


Salvia
La salvia è rimedio della nonna da recuperare. Funziona senza fare danni. Contiene un olio essenziale che lubrifica la superficie dello smalto, mentre alcuni minerali presenti sulle sue foglie le danno un leggero potere abrasivo. Così la salvia può rimuovere  le molecole colorate che si sono depositate sul dente. Per di più, l’olio essenziale che contiene ha anche una certa azione disinfettante e tonifica le gengive, infatti è usato come ingrediente di alcuni dentifrici.
Basta strofinare un paio di volte alla settimana una foglia di salvia fresca sui denti, per un minutino circa. Molto utile per i fumatori.


Radice di araak (miswak)
Il Miswak è la radice dell’alberto di araak (Salvadora persica): nota ocme spazzolino da denti naturale in diversi Paesi del Medio Oriente, si sta diffondendo anche in Italia per la sua azione sbiancante (contiene fluoruri, silicio e vitamina C). Si trova in alcune erboristerie, nei negozi di prodotti bio e online. 
Viene venduta in confezioni di plastica e va usata come fosse uno stick che si passa sui denti.  Non va strofinata con troppa energia. 
Ha un potere sbiancante e antisettico. Va usata una volta a settimana


Fragola o mela
Un rimedio naturalissimo: taglia un pezzo di mela o una fragola a metà e passalo sui denti. L’acido malico contenuto in questi due frutti dona lucentezza allo smalto dei denti e ha una certa azione smacchiante.
Un effetto che si ottiene addentando la mela intera. Rimuovono le macchie più recenti dai denti ma non hanno effetto sbiancante.



Bicarbonato di sodio
Il bicarbonato di sodio ha un buon potere sbiancante, tanto che è tra gli ingredienti  di alcuni dentifrici e viene utilizzato alla fine dell’igiene dentale dell’odontoiatra. Il bicarbonato, però, va considerato una  soluzione d’emergenza, per esempio in vista di un appuntamento a cui ci si vuole presentare con un sorriso smagliante. 
Immergere lo spazzolino in un bicchiere d’acqua in cui si è sciolto un cucchiaino di bicarbonato e passare delicatamente sui denti, evitando il contatto con le gengive, poi risciacquare.
Rimuove le macchie superficiali e lucida i denti. Una diluizione non corretta ed un uso troppo frequente rischiano di aumentare la sensibilità dentale e danneggiare lo smalto. Non bisogna dimenticare che il bicarbonato, essendo basico, è corrosivo. Il suo uso ideale è per pulire la dentiera.

Cerotti per le afte

Le afte sono piccole ulcere, singole o multiple, molto dolorose che compaiono sul palato, sulla parete interna delle guance, sulle gengive o sulla parte interna delle labbra.
Le afte si ripresentano periodicamente, con una frequenza variabile da persona a persona, anche se possono regredire col passare del tempo, in particolare dopo i 40 anni.


Al momento non esiste alcun farmaco che impedisca alle afte di comparire, ma è possibile ridurre intensità e sintomi. Fra le varie opzioni, ci sono anche cerotti bioaderenti a base di aloe vera, una pianta antisettica, antinfiammatoria e lenitiva.
Una volta applicati, si trasformano in uno strato gelatinoso che ricopre e isola l’afta, favorendone la guarigione e attenuando il dolore. Vanno messi a diretto contatto con la lesione, possibilmente dopo i pasti e la pulizia dei denti. Può bastare anche una sola applicazione. Il cerotto, che si scioglie da solo nel giro di poco tempo, è inodore, insapore e non crea problemi se viene ingerito, tanto che è particolarmente indicato anche per i bambini.
Talvolta però è difficile riuscire a sistemarlo correttamente, specialmente quando le afte si trovano in posti poco accessibili.
Il cerotto per le afta è  un farmaco da banco, quindi non ha bisogno di ricetta medica, ed è a totale carico della persona (non mutuabile).

Collutori naturali e fai da te

Le sostanze naturali che possono essere utilizzare per l’igiene orale sono innumerevoli, soprattutto per effettuare degli sciacqui. I collutori con componenti esclusivamente naturali  e privi di alcol sono di gran lunga da preferire a quelli contenenti prodotti di sintesi. Ecco le sostanze naturale maggiormente indicate per l’igiene orale.

Tra queste la propoli, che ha azione batteriostatica, battericida, cicatrizzanti e antimicotica; la salvia, con proprietà antisettiche e antinfiammatorie; la menta, antisettica e aromatizzante, ma che andrebbe evitata durante i trattamenti omeopatici. Molti utilizzate sono anche altre sostanze: l’uncaria, nota per le sue caratteristiche antibatteriche, antimicotiche, decongestionanti e cicatrizzanti, in grado di agire sui batteri responsabili delle infiammazioni del cavo orale in generale e delle gengiviti in particolare.
La calendula, con attività, con attività antinfiammatoria e cicatrizzante, a cui si aggiunge una spiccata azione lenitiva utile soprattutto in presenza di forme irritative del cavo orale.
La plantago major, con azione astringente. La malva, che grazie alla sua ricchezza in mucillagini, ha un’azione antinfiammatoria e moderatamente analgesica. Da non dimenticare poi l’aloe, con attività cicatrizzante, la mirra antisettica e antinfiammatoria, l’echinacea con azione immunostimolante generalizzata e attività antinfettiva a cui si uniscono l’azione antinfiammatoria e cicatrizzante; la ratania ad azione tonificante sui tessuti gengivali.


Le sostanze vegetali per la salute orale sono facilmente reperibili in commercio – in erboristeria, farmacia e negozi specializzati – in formulazioni bilanciate e comode in quanto giù pronte per l’uso. Volendo è possibile anche preparare in casa il proprio collutorio
Un metodo semplice è quello di porre delle tinture madri in un bicchiere di acqua e di utilizzarle al momento. Ad esempio, in caso di gengivite è possibile unire 20 ml di tintura madre di lavandula, 40 ml di tintura madre di menta e 40 ml di salvia, porne 1-2 cucchiaini da caffè in un bicchiere di acqua e fare gli sciacqui. Un altro sistema è quello che prevede la preparazione di una classica infusione usando poi il prodotto ottenuto come collutorio.



Non è detto che il collutorio “fai da te” ottenga gli stessi risultati del collutorio che possiamo comprare già pronto. Se prendiamo ad esempio la malva, un collutorio ottenuto spremendo a freddo le mucillagini darà risultati migliori rispetto  al semplice infuso fatto in casa. Sono infatti le mucillagini, contenute nelle foglie e nei fiori della malva ad avere la massima capacità di alleviare le irritazioni delle mucose del cavo orale, però necessitano di particolari tecniche per essere estratte completamente. E’ poi importante ricordare che l’infuso è una preparazione deperibile e che, pertanto, una volta preparato va consumato in giornata.

Digrignare i denti di notte

Non solo per la crisi, gli italiani stringono troppo i denti, al punto che sta diventando un problema medico.
Circa il 10% della popolazione è affetto da bruxismo: digrigna i denti, in modo involontario, durante il sonno.
Il disturbo ha origini nervose ed è una patologia in crescita, diffuso anche nei bambini. Il danno principale derivante dal bruxismo è l’accentuata usura dei denti ,che entrano in contatto in modo innaturale e, a lungo andare, finiscono per consumarsi ed accorciarsi. Non solo. Chi digrigna può anche ritrovarsi, al risveglio, ad avere emicranie o dolori ai muscoli della mandibola o del collo, sollecitati dall’involontaria attività notturna.

Il guaio è che in pochi, soprattutto chi dorme da solo, si rendono conto dell’origine di questi problemi. Gli episodi dei bruxismo durano infatti tra i 5 e i 10 secondo e, proprio perché si verificano durante il sonno, possono passare inosservati. In gran parte dei casi ad accorgersene è il partner, svegliato dal rumore dei denti che stridono tra loro.
Il ripetersi degli episodi, notte dopo notte, più creare problemi seri e non è una patologia da sottovalutare.
Digrignare è infatti come masticare senza cibo e sottopone i denti a un continuo scivolamento tra loro. Così anche lo smalto, che di per sé è una delle parti più resistenti del corpo umano, può riportare danni di un certo rilievo.

Per il bruxismo il rimedio più efficace rimane il classico “bite”, una sorta di paradenti di resina che evita lo sfregamento e consente anche di ridurre i dolori alla mandibola. E’ un apparecchio passivo che basta indossare. L’importante è che sia fatto esattamente su misura. Solo così, oltre a fare in modo che i denti non entrino in contatto , permette anche di rilasare la muscolatura e in questo modo, con il tempo, riesce ad aiutare il paziente a smettere di digrignare.

Considerando poi che quella psicologica rimane l’unica causa certa del bruxismo, cercare una forma di rilassamento e di riduzione dello stress sembra la via più percorribile. Alcune teorie chiamano in causa la scorretta postura. Camminare o stare seduti con la schiena curva è spesso causa di una chiusura sbagliata dei denti, che vengono in contatto in modo anomalo. Digrignarli potrebbe essere, in qualche caso, una forma di compensazione notturna proprio di questo problema di postura.

Curare i denti con la mutua



Se si desidera usufruire del Servizio Sanitario Nazionale per curare denti e bocca, si deve contribuire alla spesa sanitaria pagando un ticket, a meno che non si ricada in determinate condizioni. Ecco le regole.

Non paga il ticket:
chi ha una reddito Isee minore di 7.500 euro l’anno (vulnerabilità socio-economica),
chi è affetto da gravi e particolari malattie (vulnerabilità sanitaria)
bambini da 0 a 14 anni (tutela dell’età evolutiva).
Chi ha un reddito Isee tra i 7.500 e i 12.500 paga un massimo di 40 euro a prestazione.
Dai 12.500 ai 14.000 euro annui si paga un massimo di 80 euro.
Oltre questo reddito si pagano le tariffe prescritte dal SSN.
Queste regole base sono poi interpretate e applicate in maniera diversa da regione a regione, con facoltà di restringere o allargare i parametri. 

Ecco le prestazioni dentistiche che si possono ottenere dal SSN:
Visita odontoiatrica
Estrazione semplice di dente o radice
estrazione chirurgica o a scopo d’indagine di dente o radice
Aspostazione di lesione odontogena, ossia nella gengiva
Ricostruzione del dente con otturazione fino a due superfici
Ricostruzione del dente con otturazione a tre o più superfici
Cura canalare del dente monoradicolato (esclusa ricostruzione)
Cura  canalare del dente pluriradicolato (esclusa ricostruzione)
Levigatura radicie e/o curettage delle tasche parodontali a cielo coperto (per sestante)
Gengivectomia-gengivoplastica
Sutura di lacerazione del cavo orale o post estrazione
Cura gnatologica, ossia della mascella e della mandibola, con apparecchio ortopedico-funzionali (per anno) e valutazione posturale
Applicazione di protesi fissa per elemento dentario pilastro e mancante (comprensivo di protesi provvisoria)
Inserzione di protesi rimovibile (per arcata)
Sigillazione dei solchi e delle fossette (per elemento dentario)
Ablazione tartaro

Faccette dentali



Le faccette estetiche sono sottili gusci di ceramica che, applicate sulla superficie esterna del dente, ne mascherano le imperfezioni legate al colore, alla forma o alla posizione. Si utilizzano su denti sani, ma con problemi estetici. Le imperfezioni che si possono risolvere applicando le faccette sono:

Discromie (macchie permanenti spesso dovute ad un abuso di fluoro) che non si possono migliorare con le tecniche di sbiancamento.
Distemi (spazio fra i denti) dove si applicano ai denti faccette di dimensioni leggermente maggiore di quella della superficie di applicazione, in modo da riempire gli spazi vuoti.
Otturazioni con difetti di colore, risultato del deterioramento di otturazioni bianche. In questi casi le faccette sono la soluzione migliore per un risultato di lungo termine. La natura vetrosa della porcellana, infatti, ha la caratteristica di non subire pigmentazioni, a differenza dei materiali compositi.
Denti che presentano difetti dello smalto, quali l’amelogenesi imperfetta. Per simile correzioni si richiedono tecniche cliniche e di laboratorio molto sofisticate, oltre a una grande perizia tecnica.
Denti con forme scorrette o usurate dove si voglia migliorarne la forma.
Denti con anomali di posizione: denti ruotati o disallineati possono essere corretti con l’utilizzo delle faccette. Con questa tecnica si può evitare l’uso dell’apparecchio.

Vantaggi e svantaggi delle faccette
Le faccette in porcellana richiedono una preparazione del dente estremamente conservativa e consentono il raggiungimento di un risultato estetico che non ha eguali con altri trattamenti. Presentano una forte resistenza all’abrasione e un’elevata stabilità cromatica. La durata del restauro e la perfetta adesione al dente si devono all’eccellente legame del cemento resinoso con la ceramica e lo smalto mordenzati. Una volta cementati al dente, inoltre, diventano un tutt’uno con esso e rinforzano la struttura dentaria residua.
Se si ha un forte sfregamento e serramento dei denti o si soffre di bruxismo non è consigliabile risolvere il problema con le faccette, non reggerebbero. Uguale per chi ha carie eccessive o se si hanno mal posizioni dentarie molto accentuate. In questi casi bisogna risolvere il problema con altri metodi, le faccette rappresenterebbero solo un palliativo.